Un esercizio di libertà
Consapevolezza. Lo yoga come pratica della consapevolezza del corpo. Non c’è altro da ottenere, solo praticare nella piena attenzione, assaporare l’esperienza. Dov’è il mio alluce destro? Che cosa sento se vi sposto il mio peso? Cosa cambia nell’arco plantare, nei muscoli addominali, nel mio senso di equilibrio?
Quello che si svela in seguito a questa pratica consapevole va semplicemente vissuto: per parlarne in modo appropriato bisognerebbe essere un poeta o un filosofo, un neuro-scienziato o un mistico. La mia esperienza è stata quella di una riscoperta del senso del corpo, un ritorno gioioso alla fisicità del mio essere umano, in questo mondo, in questa forma, in questo istante, una riconciliazione liberatoria tra i pensieri e le azioni del nostro essere fisici/non virtuali.
Nel creare spazio tra le vertebre, tra le fibre sottili che abbracciano i muscoli ho scoperto gli spazi immensi che apre il silenzio della mente, là dove lo spirito si svela.
Elémire Zolla scriveva: “Uscire dallo spazio che su di noi hanno incurvato secoli e secoli è l’atto più bello che si possa compiere. Quasi nemmeno ci rendiamo conto delle nostre tacite obbedienze e automatiche sottomissioni, ma ce le possono scoprire, dandoci un orrore salutare, i momenti di spassionata osservazione, quando scatta il dono di chiaroveggenza e libertà e per l’istante si è padroni, il destino sta svelato nello sguardo. Per mantenersi in questo stato occorre non avere interessi da difendere, paure da sedare, bisogni da soddisfare; si raccolgono i dati, si dispongono nell’ordine opportuno e, al di là dei recinti dove si sta rinchiusi, si spalanca l’immensa distesa del possibile”.